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RACCONIGI/ Venerdì alle 21 in Santa Croce si riparla del caso Sacco e Vanzetti

SAVIGLIANO

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È anche grazie al restauro del film di Giuliano Montaldo ed al documentario «La morte legale» di Silvia Giulietti e Giotto Barbieri, entrambi in questi tempi programmati nelle sale di tutta Italia, prossimi ad un passaggio in televisione e alla pubblicazione in cofanetto per conto di Rai e Cinecittà, se si è tornati a parlare con molto vigore del caso Sacco e Vanzetti.

La figura dei due italiani finiti sulla sedia elettrica novantun anni fa, nella notte del 23 agosto, nel carcere di Charlestown a Boston, Massachusetts, ormai diventati simboli universali della mala giustizia e dell’avversione nei confronti del diverso, viene ripercorsa e studiata, approfonditamente, non solo in Italia, attraverso i più svariati strumenti del sapere e resa popolare anche con libri, conferenze, serate e spettacoli teatrali.

I due erano stati condannati alla pena capitale in quanto ritenuti responsabili di una rapina e di un duplice omicidio che non avevano mai commesso. Il loro caso per ben sette anni aveva sollevato le coscienze dell'universo intero sollecitando ovunque dimostrazioni popolari e prese di posizione. A nulla erano valsi otto ricorsi -tutti rigettati-, la confessione di uno degli autori dell’atto omicida, la sistematica sconfessione dei testimoni prezzolarti, la messa in dubbio dell’operato di giudici e politici che volevano a tutti i costi trovare in Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti dei capri espiatori per risolvere problemi e questioni che erano anche e soprattutto soltanto statunitensi.

La giustizia americana, in un clima di caccia alle streghe, aveva messo sotto accusa gli stranieri, gli immigrati, gli eterodossi, i radicali ed i lavoratori. Sacco e Vanzetti, di fede anarchica, fermati casualmente la sera del 5 maggio 1920 mentre su un tram facevano ritorno a casa, venivano accusati della rapina di South Braintree e dell’omicidio di due portavalori. Vanzetti era altresì accusato di una tentata rapina, quella di Bridgewater, avvenuta la vigilia di Natale mentre lo stesso consegnava le anguille agli immigrati italiani, soliti a consumarle nella sera del 24 dicembre. Per la tentata rapina veniva condannato a 15 anni di reclusione e per il duoplice omicidio, per entrambi, scattava la massima pena, la sedia elettrica.

A nulla servivano le istanze di giustizia avanzate in tutto il mondo da milioni e milioni di persone, vani erano i tentativi di una qualificata equipe di avvocati difensori di far cambiare idea al tribunale. Il giudice Thayer, e con lui il presidente Fuller, inamovibili, stabilivano che solo la pena capitale poteva lavare l’onta di un grave reato come quello ascritto ai due, nonostante le prove avessero documentato la loro piena innocenza.

Ci volevano cinquant’anni prima che il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, riconoscesse l’errore e riabilitasse i due martiri innocenti restituendo alle famiglie ed all’Italia la giustizia che i govenanti americani degli anni Venti avevano loro negato.

Le iniziative odierne dimostrano ampiamente l’attualità di questa storia: e stanno a dimostrare come il nome di Sacco e di Vanzetti, entrati ormai a diritto come simbolo dell’ingiustizia, sarà destinato ad essere ricordato per sempre.

È anche in quest’ottica che Racconigi ospita venerdì 16 novembre, alle ore 21, presso la chiesa di Santa Croce, una serata che ha per argomento il caso Sacco e Vanzetti. Il titolo, «Coraggio, coraggio, coraggio!» è preso a prestito da una lettera inviata da Vanzetti alla famiglia.

A trattare l’argomento sarà Luigi Botta (già autore di un libro sul caso del 1978), indiscusso storico della vicenda, accompagnato da Giovanni Vanzetti, nipote di Bartolomeo. Durante la serata l’attore Enzo Brasolin, de «La Corte dei Folli», interpreterà alcuni passi dell’atto unico di Luigi Botta «Le anguille di Vanzetti».

A far gli onori di casa il sindaco Valerio Oderda e il consigliere Andrea Capello. La serata, aperta a tutti, organizzata dalla Città di Racconigi, è sostenuta dalla Sacco and Vanzetti Commemoration Society di Boston e dall’Associazione Cristoforo Beggiami di Savigliano.

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