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Quel giallo di San Michele Mondovì: "Non fu femminicidio, ma omicidio stradale colposo"

MONDOVì

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E' stato notificato ai difensori dell’imputato e delle persone offese l’avviso con cui il Tribunale di Cuneo ha fissato per il 30 maggio l’udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio depositata dal Pubblico Ministero nei confronti di Silvano Laurent Claudio, 37 anni, ora conclusivamente imputato di omicidio colposo nei confronti della propria fidanzata, Erica Beccaria, morta a 42 anni in un tragico incidente avvenuto in tarda serata il 19 settembre 2017 in San Michele Mondovì, provincia di Cuneo. (Nella foto, l'avvocato di Mondovì Enrico Martinetti)

In una prima fase delle indagini, la Procura della Repubblica ipotizzò a carico del Silvano l’accusa di omicidio volontario, tant’è che opinione pubblica e alcuni mezzi di informazione non esitarono a definirlo l’ennesimo caso di femminicidio. Il caso fece scalpore sugli organi di stampa, per le modalità particolarmente crudeli ed efferate del supposto assassinio della giovane compagna dell’indagato, travolta a tutta velocità dall’auto in corsa guidata dal compagno alticcio mentre camminava a bordo strada nell’oscurità della notte, e destò l’interesse dei media a livello nazionale, tant’è che una troupe televisiva Mediaset si recò sul luogo dell’incidente per fare delle riprese, che vennero mandate in onda in un servizio di cronaca.

Sennonchè ora, all’esito delle lunghe e complesse indagini preliminari, articolatesi in numerose perizie, la Procura della Repubblica ha infine formulato il capo di imputazione a carico di Silvano, accusato di essersi posto alla guida della propria Bmw in stato di ebbrezza alcolica, percorrendo ad una velocità compresa tra i 95 e i 100 km/h via Angelo Nielli in direzione della S.S. 28 (in violazione del limite di velocità vigente nel tratto di strada percorso), allorchè, giunto all’altezza del bivio San Cristoforo, perdeva il controllo dell’autovettura, invadendo l’opposta corsia e così investendo la fidanzata Erica Nazaria Beccaria, che stava percorrendo la strada a piedi, cagionandole lesioni personali di gravità tale da determinarne l’immediato decesso.

L’avv. Enrico Martinetti, difensore di Silvano, ha accettato di rispondere ad alcune domande sul caso.

Avvocato, siete soddisfatti della conclusione delle indagini, che hanno escluso l’ipotesi accusatoria iniziale di omicidio volontario?

"Non si può esprimere soddisfazione di fronte ad una tragedia come questa. Aldilà del ridimensionamento della responsabilità in capo al fidanzato, rimane il dolore per l’irreparabilità della morte di Erica, una giovane donna nella pienezza della sua esistenza".

Che cosa ha determinato il passaggio dall’accusa di omicidio volontario a quella di omicidio colposo?

"Nel corso del procedimento sono state visionate le immagini estrapolate da due telecamere posizionate nei pressi del luogo dell’incidente e sono state espletate ben quattro perizie: una medico-legale sulle cause della morte della povera Erica; una sulla ricostruzione cinematica dell’incidente; una medico-legale genetica sui materiali biologici repertati all’interno e all’esterno dell’auto incidentata, oltreché sul guard-rail, per una comparazione con il profilo genetico della vittima; una consulenza genetica circa la riconducibilità dei reperti biologici rinvenuti sul parabrezza dell’auto e sul guard-rail al Dna del cane di Erica, anch’esso rimasto ucciso nell’incidente. All’esito di tutti questi complessi accertamenti è emerso che Erica e il cane sono stati investiti dall’auto condotta da Laurent, ma non è emersa la volontarietà dell’investimento (in un primo tempo non vi era certezza se Erica fosse stata sbalzata fuori dall’abitacolo dell’autovettura a seguito dell’incidente o se fosse stata investita)".

In un primo momento l’accusa era di omicidio volontario?

"Il Pubblico Ministero ha svolto le indagini con grande ponderazione ed equilibrio, e non ha esitato a riformulare l’imputazione allorchè è parso evidente che non vi erano elementi per sostenere l’accusa di omicidio volontario, con buona pace per quelle testate che non si sono fatte scrupolo di dipingere Laurent come un efferato assassino quando le indagini erano ancora in corso, e pur in assenza di qualsivoglia prova di colpevolezza. La verità è che si tratta di un tipico processo di natura indiziaria, in cui gli elementi di prova raccolti escludono la volontarietà dell’azione".

Quali sono questi elementi indiziari?

"La rilevante condizione di alterazione psico-fisica del Silvano dovuta all’elevato tasso alcoolemico accertato nel suo sangue nell’immediatezza dell’incidente (2,8 g/l) rende assolutamente plausibile, ed anzi quantomai verosimile, la ricostruzione del sinistro effettuata dal C.T. della difesa, secondo cui si sarebbe trattato di un investimento colposo causato dalla perdita di controllo dell’autovettura da parte del Silvano. Inoltre, nelle immagini estrapolate dai filmati della videosorveglianza lungo Via Nielli si vede Silvano fermare l’autovettura sulla corsia di sinistra, in prossimità di una curva, allorchè in fase di ritorno verso il concentrico di San Michele rallenta dopo aver avvistato una figura femminile (quasi certamente Erica Beccaria) sul lato destra della carreggiata di sua percorrenza, con cui ingaggia apparentemente una breve discussione. Tale improvvida manovra, assai pericolosa per se stesso, è la dimostrazione più evidente della grave condizione di obnubilamento delle sue condizioni psichiche, essendo fin troppo evidente che una persona in condizioni di normalità giammai arresterebbe la propria autovettura al centro della corsia di sinistra della carreggiata, in prossimità di una curva, per di più uscendo dall’abitacolo, con rischio elevato di subire un investimento al sopraggiungere di un’autovettura avente direzione di marcia opposta alla propria. Analoghe considerazioni valgono per la circostanza riferita da un teste, secondo cui quella sera Silvano avrebbe percorso la via nella stessa direzione della Beccaria diretto verso la S.S. n. 28, allorchè, giunto all’incrocio con la S.S. n. 28 ha rischiato un incidente con il teste per invertire la marcia e quindi ripercorrere a ritroso Via Nielli. Neppure può essere trascurato che nel tragico incidente costato la vita alla povera Erica lo stesso Silvano ha rischiato la propria vita".

Si è parlato e letto di un litigio tra Erica e Laurent poco prima del tragico incidente...

"Il presunto movente, ovvero il supposto litigio conseguente all’arrabbiatura di Erica per la sottrazione di un telefonino da parte di Laurent, visibilmente ubriaco, all’interno di un bar, non regge in alcun modo. Innanzitutto, non vi è alcuna prova che il litigio per questo futile motivo riferito da un testimone abbia avuto un’intensità tale da degenerare in una furibonda lite tale da scatenare un impulso omicida nel Silvano. Nessun teste ha riferito di precedenti litigi tra i due fidanzati, né di comportamenti violenti da parte del Silvano, né di tratti aggressivi della sua personalità. E’ la stessa banalità del litigio ad escludere che esso possa essere tracimato in un orrendo delitto per omicidio volontario. Lo stesso testimone ha anzi dichiarato che l’iniziale disappunto di Erica per la sottrazione del telefonino da parte di Laurent si sia subito ricomposto, giacchè ad un iniziale rifiuto ad andare l’indomani al mare con lui, a seguito di una semplice supplica da parte di Laurent, Erica cambiò repentinamente umore ed intenzione, confermando al suo fidanzato la disponibilità ad andare la sera stessa con lui in Riviera. Nessun altro plausibile movente è stato d’altro canto ipotizzato dagli inquirenti. Ritengo infine necessarie alcune precisazioni, a chiarimento della posizione del mio assistito, con il massimo rispetto e con sincera umana solidarietà per l’incommensurabile dolore dei familiari di Erica, che certo non vengono meno per via delle contrapposte posizioni processuali. Laurent Silvano non ha mai dichiarato di essere una vittima incolpevole di quanto accaduto, né in sede di indagini, né agli organi di stampa. Al fine di evitare interpretazioni distorte del suo pensiero, è a questo punto necessario riportare fedelmente quanto dichiarato dal Silvano all’Autorità giudiziaria, in sede di indagini". (Il testo integrale della sua dichiarazione è agli atti del fascicolo relativo alle indagini preliminari: "Quando andavamo in giro guidava sempre Erica perché io ero senza patente. La perizia ha detto che ero io a guidare. Non posso dire né si né no perché non ricordo niente di quel giorno. Né prima né dopo l’incidente. Se i periti dicono così, se sono sicuri, vuol dire che allora guidavo io e ho perso il controllo della macchina e l’ho investita io. Perché la perizia dice che Erica camminava lungo la strada. Se i giudici diranno che è andata così, sono pronto a pagare la mia colpa. E’ giusto così. La cosa che mi fa stare più male è che purtroppo Erica non c’è più. Se sono stato io a investirla è giusto che pago per la mia responsabilità”).

Va ricordato che Laurent Silvano, subito dopo l’incidente, è stato trasportato tramite elisoccorso all’ospedale di Cuneo, nel Reparto di rianimazione, per un coma postraumatico con perdita di coscienza, e nulla ricorda di quella tragica notte, come certificato dalla cartella clinica agli atti. Successivamente, una volta ripresosi dal politrauma, Laurent Silvano, lungi dal rifuggire da qualunque responsabilità, ha preso atto degli esiti delle perizie ed è ora pronto ad assumersi la propria responsabilità di fronte alla legge, secondo quanto essa prevede in casi come questo. Ciò che Laurent Silvano respinge è l’accusa di aver volontariamente causato la morte della fidanzata. Tale ricostruzione di quella tragica notte è del resto stata scartata dallo stesso Pubblico Ministero, all’esito delle approfondite indagini svolte dalla Procura, avvalendosi di una pluralità di consulenti tecnici, nel pieno contraddittorio tra le parti.

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