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Quei bimbi incantati dall'artista di strada a Bra mentre intorno la festa finisce

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - E' lunedi 18 settembre e di buon mattino giro per Bra, in provincia di Cuneo, tra i gazebo e nell'aria c'è già quel senso di tristezza: sta per finire una grande festa. Inimmaginabile così imponente come questa undicesima edizione. E, ormai, tutti hanno compreso la sua importanza. Non è una fiera dove si compra solo formaggio e si consuma solo cibo per strada.

Lo ha "strillato" anche Carlin Petrini, è un incontro, uno scambio di vedute, di saperi, tra 300 casari di 25 stati, che in tutto il mondo continuano a produrre formaggi con latte non pastorizzato, rispettando le normative igienico sanitarie. Nonostante le difficoltà che incontrano. Sono venuti fin qui, a Bra, qualcosa vorrà ben dire? Un segnale politico forte, grazie all'impegno di Cheese nel fare conoscere formaggi che sono il simbolo delle produzioni casearie d'eccellenza.

Ma non mi addentro in materia tecnica. E in queso ultimo giorno, giro disordinatamente tra uno stand e l'altro. Desidero cogliere solo l'emozione, niente ragionamento, solo l'emozione di vedere questa fiumana di persone che arriva da ogni parte del globo e che vaga nella nostra cittadina. E per i formaggi! Allora, i miracoli davvero avvengono, ma non certo senza lo sforzo, la tenacia e la lungimiranza di chi già una ventina d'anni fa diceva che a Bra era possibile creare un movimento per cambiare le cose. Per salvaguardare il nostro territorio, i nostri saperi, e non disperdere questo patrimonio. E' inutile che vi dica che è stato Carlin Petrini a fare crescere piano piano questo nostro orgoglio, questo valorizzare ciò che è nostro. Di tutti noi. La terra. Tant'è che questo discorso si è sviluppato in seguito con Terra Madre.

Ma ora torno alle emozioni tra le vie di Bra. Disordinatamente vago. Incontro bimbi delle scuole accompagnati dalle maestre, il loro vociare allegro, i loro cappellini colorati, fan bene pensare a un futuro migliore. Un futuro più attento alla nostra Terra, alla consapevolezza che non è nostra, l'abbiamo solo in prestito e la tramandiamo alle future generazioni. Ma in che stato? Fa pensare. Già!

Ma ecco che all'angolo di una via pricipale c'è un artista di strada, suona la chitarra, ma è sui trampoli, e da lassù vede il passaggio. Gente che va, gente che viene. E lui, sempre lì. A fare il proprio dovere: intrattenere con la musica e con il suo aspetto così buffo. Così alto e tutto vestito di nero. Ad attirare la curiosità dei passanti.

Continuo. Cammino e cerco di cogliere il più possibile. Tutto. Fotografo con la mente. Con l'anima. Non voglio perdere nulla. Domani sarà tutto finito. Sono stanca, mi dolgono le gambe. Fanno Giacomo, Giacomo, ma non mollo. Continuo. E vedo i volti sfatti degli espositori. Sono giorni e giorni che stanno fra la folla a raccontare la loro storia, dei loro pascoli, dei loro sacrifici...e la gente, finalmente li ascolta.

Cammino e mi rendo conto che non ho visto quasi nulla. No, no, c'era troppo da vedere. E come si fa? Si aspettano altri due anni. Alla dodicesima edizione!

Fiorella Avalle Nemolis

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