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Pro Natura Piemonte: "La candidatura olimpica di Torino sarebbe una grande bolla di sapone"

CUNEO

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Sulla eventuale nuova candidatura di Torino alle Olimpiadi invernali, il giudizio di Pro Natura Piemonte è molto deciso e severo: "Bisogna evitare che la proposta si risolva in quello che è: una bolla di sapone con probabilità zero, che illude la gente, monopolizza l’attività amministrativa e sperpera inutilmente 20 milioni di euro solo per le spese di candidatura (che furono 17 miliardi di lire nel 1998-1999). E magari serva a far realizzare qualche grossa speculazione immobiliare che aveva bisogno di una spinta".

Inoltre, "un altro punto critico per Torino è una delle domande fondamentali a cui deve rispondere la città che presenta il dossier di candidatura: l'assenza di conflitti di ogni tipo. Nel 1998 si riuscì a superare lo scoglio perchè alla presidenza della Provincia c’era Mercedes Bresso che, facendosi forza della sua carica e del suo passato di ambientalista, in pratica garantì che i problemi del Tav in Val di Susa sarebbero stati risolti. Ma dal 2005 in poi il conflitto si è allargato e si è aggravato ed oggi sarebbe impossibile nascondere il passato e le nubi che gravano sul futuro per quando, nel 2026, i cantieri ci saranno e saranno giusto a metà dei problemi loro e di quelli degli altri.

In più, ora, all’ingresso delle valli olimpiche ci sarebbe l’enorme cantiere del tunnel di base a Salbertrand, con tutto quel che comporta. Per quanto riguarda la possibilità di fare i Giochi quasi a costo zero, ad impatto quasi nullo, riutilizzando gli impianti esistenti non c’è bisogno di scomodarsi, basta fotocopiare le dichiarazioni che hanno preceduto la candidatura del 2006: anche allora si prometteva di riutilizzare quanto era stato fatto per i campionati del mondo del 1997. Ma poi ogni giorno arrivava un progetto nuovo, obbligatorio o no: alla fine la spesa maggiore delle Olimpiadi non furono i 6 (!) villaggi olimpici, ma il raddoppio della autostrada del Frejus in alta Valle di Susa per far circolare sempre più tir.

Oggi però il problema non è il progetto, ma l’illusione come strumento, senza una analisi di quanto è già successo: noi vorremmo una amministrazione di Torino che dicesse: “Rinunciamo ad incantarvi con la promessa di qualche giorno di euforia: vogliamo darvi tanti anni di buona sanità, di amministrazione senza sacrifici ed una urbanistica torinese non condizionata dalle necessità di far cassa. E non vogliamo che il Consiglio comunale si debba continuamente occupare di Olimpiadi prima, e poi ancora 20 o 40 anni dopo per gestirne le conseguenze, come ha segnalato la Corte dei Conti qualche giorno fa, a proposito degli ultimi 100 milioni nati dai mutui contratti dalla città dal 2001 al 2005, che scadranno entro il 2025, ricordando che quei soldi bisogna ancora trovarli”.

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