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Perché oggi è ancora più giusto puntare sugli invasi in provincia di Cuneo

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Puntuali. Ogni 5-6 anni, in occasione di un’estate un po’ più siccitosa, arrivano i comunicati, i commenti e gli articoli sulla necessità di invasi per l’assetata provincia di Cuneo. Salvo poi sparire da tutte le agende alle prime piogge di agosto e finire nel dimenticatoio per i successivi 5-6 anni.

Il fatto che questa procedura si ripeta con regolarità da una settantina d’anni sta a dimostrare che di vera emergenza “acqua”, in questa provincia, non si può parlare. E’ una provincia circondata da montagne che sono una spugna naturale per l’acqua piovana e che ce la restituiscono poco alla volta,  naturalmente, nei mesi estivi.

Questo non ci esime però dal prendere in considerazione gli scenari che potrebbero presentarsi in un futuro neanche troppo lontano. E’ sotto gli occhi di tutti che il clima è cambiato: a periodi di prolungata siccità tendono a seguire piogge di estrema intensità, concentrate in poche ore, che causano esondazioni e allagamenti in zone solitamente al riparo da questi eventi.

La spiegazione di quanto sta capitando è abbastanza convincente anche per i più scettici: l’aumento della temperatura media fa sì che si verifichi maggiore evaporazione e che ci sia  maggiore energia accumulata nell’aria sotto forma di calore. I due fatti combinati hanno come conseguenza gli eventi estremi cui non eravamo abituati negli anni passati: siccità, da un lato, e inondazioni, dall’altro.

Sarebbe quindi, senza dubbio, una dimostrazione di lungimiranza prepararci ad affrontare questi scenari, per quanto umanamente possibile. Gli invasi sono senza dubbio una delle risposte più efficaci purché non lo si faccia in emergenza, sull’onda emotiva di qualche disastro. Non possiamo infatti dimenticare che sono opere con un grande impatto ambientale e costi elevatissimi, che le dighe sono oggetti pericolosi, da manovrare con estrema attenzione, e che gli interessi in gioco enormi, sovente in contrasto tra loro.

L’argomento non è di quelli che si possono discutere al bar, né in commissioni di autorevoli politici che di invasi non ne hanno mai visto uno, se non alla domenica in gita con la famiglia. L’argomento merita un approfondimento sgombro da preclusioni ideologiche di certo ambientalismo e, possibilmente, da esasperati interessi particolari. Come cercheremo di fare, per quanto possibile, negli articoli a venire.

Guido Chiesa

(segue)

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