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Liberarsi da stereotipi, premiata a Bra Stefania Bosio: "Il mio sogno? Fare il militare"

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - La dottoressa Stefania Bosio, direttore della motororizzazione civile di Torino, Alessandria, Asti e Cuneo, è sul palco a raccontare come la donna possa svolgere egregiamente lo stesso lavoro, che per tradizione è ad appannaggio solo del sesso maschile.

Nella serata dedicata a "Marzo donna", alla Bper di Bra, la Bosio riceve una targa premio, come altre quattro donne, consegnata da Agata Comandè, presidente della Consulta alla pari Opportunità del Comune.

Sulla cinquantina, attraente, indossa una tunichetta bianca che scivola sul corpo snello, gambe toniche e affusolate che approdano in un paio di eleganti stivaletti intonati all'abito. E' composta, elegante, semplice e maledettamente femminile. E' a suo agio, il linguaggio è scorrevole, tecnico, privo di fronzoli. Non trapela né vanto, né enfasi, elenca ostacoli, parecchi, superati senza perdere un briciolo della sua femminilità.

"Il mio sogno era ed è ancora di fare il militare, ma all'epoca alle donne non era consentito. Mi sono laureata in giurisprudenza, perseguendo l'idea di fare il magistrato, che ho poi abbandonato; e poiché da subito desideravo rendermi indipendente, ho esercitato per qualche tempo la professione di avvocato, anche se non mi era congeniale. Finché un giorno partecipo e vinco il bando di concorso per vice comandante della polizia locale di Saluzzo, superando il primo grosso ostacolo: era tassativo avere la patente A, per condurre una moto di grossa cilindrata. Il caso volle che, per un mio sfizio, anni prima l'avessi acquisita passando l'esame come privatista. Non era proprio la divisa a cui ambivo, perlomeno tenevo fede ai principi di legalità e giustizia, in cui credo da sempre. Ahimè, nel comune di Saluzzo mi fu preclusa la carriera di dirigente, era ad appannaggio solo del sesso maschile. Per avanzare fui costretta a partecipare a tanti concorsi in altre località.

Passai il concorso di comandante della polizia locale a Santa Margherita Ligure, a 200 chilometri da Cervere, dove risiedevo, ma con solo 10 giorni di tempo per prendere servizio. “Guarda che il treno passa una volta sola nella vita”, mi spronò mio padre. Accettai, senza alloggio e con una bambina piccola da accudire, non so come avrei potuto senza il sostegno dei miei famigliari. Quando mi fu proposto l'incarico di comandante della polizia locale a Cuneo, si presentò un altro scoglio. Poiché non ero disposta ad adottare scelte politiche che cozzassero con quelle tecniche, in quanto non valide né giuridicamente, né eticamente, fui relegata all'ufficio legale. In un sol colpo vidi annientato il mio operato, costruito superando mille ostacoli e la mia personalità".

Per quanto tempo hai resistito?

“Non so come ho retto quei 8 anni così sofferti, in cui si aggiunsero anche problemi famigliari. Ma, non mi arresi: partecipai ad innumerevoli concorsi in comuni di tutta Italia, finché entrai al Ministero dei trasporti”.

Oggi che carica ricopri?

“Sono direttore della motorizzazione civile di Torino, Alessandria, Asti e Cuneo. E' un lavoro di responsabilità, molto vario che una donna può sostenere benissimo”.

Il tuo messaggio?

“Ci si può liberare dagli stereotipi, essere se stessi. Proseguire nel proprio credo rende molto liberi. Sono stata fortunata perché sostenuta dalla mia famiglia, quindi è anche merito di chi mi è stato vicino. Certo non è facile, ma credo che ce la si possa fare".

Perché preferisci essere chiamata direttore?

“Mantengo il termine di direttore perché non devo rivendicare il fatto di essere donna a ricoprire una carica che di solito è concessa solo a uomini”.

Susciti reazioni nelle persone, perché donna che ricopre un ruolo di solito maschile?

“Dipende, c'è chi lo ritiene normale, c'è chi invece si sorprende. Mi è capitato di un signore che entrando nel mio ufficio disse: “Scusi, devo avere sbagliato porta, cercavo il direttore”.

Cosa ti offende?

"L'ingiustizia".

A cosa devi il tuo prestante fisico, oltre che a tua mamma?

“Mi sposto in bicicletta, frequento la palestra, amo sciare, mi alimento in modo corretto, e non fumo”.

Quindi, determinazione e rigore sono il tuo mantra.

"Sì, il rigore innanzitutto verso me stessa, è indispensabile per dare il buon esempio”.

Cosa ti attrae della carriera militare?

“Mio padre è stato un alpino, ci ha cresciuti con i valori del corpo degli alpini, altrettanto la carriera militare rappresenta l'integrità, la lealtà, la difesa dei più fragili. La divisa è l'emblema dello stato e di ciò che rappresenta".

Un po' della tua la vita privata?

“Frequento tanti amici, non sono classista e mi dedico al volontariato con l'associazione nazionale “Angeli in moto”, la rete per consegnare farmaci in modo rapido. Nella nostra sede di Cuneo abbiamo esteso l'aiuto anche alle persone fragili e disabili”.

“Libertà dagli stereotipi. Donne capaci di scegliere e definire il proprio futuro" è la motivazione del premio assegnato a Stefania Bosio.

Fiorella Avalle Nemolis

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