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Dopo Nizza e il terremoto "io (non) ho paura"

CUNEO

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CONVIVERE CON LO STRESS A SEGUITO DI EVENTI TRAUMATICI

GIULIA MATTALIA E DEBORA BESSONE - Quest’estate siamo stati accompagnati quasi quotidianamente da notizie cariche di paura, terrore, tristezza: attentati, rischi attentati e, più recentemente, il terremoto.

Accendere la televisione in questo periodo significa dover fare i conti per molti giorni con immagini di morte, paura, sofferenza e distruzione. Questo, inevitabilmente, ha delle ricadute psicologiche non solo su chi ha vissuto e ha sperimentato l’evento, ma anche su persone fisicamente lontane che si limitano ad assistere ad esso come spettatori.

Per coloro che hanno vissuto in prima persona l’evento o ne sono stati vittime, la sofferenza psicologica che ne consegue può essere molto variabile. Alcuni soggetti possono manifestare tale sofferenza tramite sintomi ansiosi, altri attraverso la perdita di piacere, sentimenti di depressione e indifferenza per il mondo esterno, o ancora possono emergere sintomi di rabbia e aggressività, e sintomi dissociativi. Nel DSM 5 (manuale che classifica i disturbi mentali), questi sintomi vengono raggruppati nella categoria di “disturbi correlati ad eventi traumatici e stressanti”. All’interno di questa categoria viene descritto il Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT).

Quando parliamo di eventi traumatici ci riferiamo a tutti quegli eventi che portano l’individuo a temere per la propria sopravvivenza: vengono quindi considerate traumatiche situazioni come la guerra, l’aggressione fisica reale o minacciata, la violenza sessuale, un attacco terroristico, disastri naturali, gravi incidenti automobilistici, etc.

Tornando a riflettere sugli eventi accaduti durante l’estate appena trascorsa, possiamo immaginare come gli attentati terroristici prima e il terremoto poi, siano stati eventi altamente traumatici non solo per coloro che li hanno vissuti in prima persona, ma anche per i familiari e gli amici delle vittime, occupati a dover riconoscere i corpi dei loro cari o anche solo ad attendere per giorni notizie sul loro stato di salute, e infine, anche per i soccorritori che hanno lavorato sul posto.

Può succedere che la persona che soffre di questo disturbo “riviva” l’evento traumatico attraverso ricordi ricorrenti, involontari e intrusivi, i cosiddetti “flashback”. Inoltre, possono emergere pensieri erronei relativi alle cause dell’evento, o presentare un’incapacità a ricordarne un aspetto saliente. Dal punto di vista dell’umore, alcuni individui reagiscono con uno stato d’animo negativo persistente o, al contrario, con l’incapacità di provare emozioni negative.

Inoltre, sul versante comportamentale, possono manifestare aggressività verbale e/o fisica anche senza provocazioni particolari, oppure possono avere comportamenti autodistruttivi e spericolati. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti quelli che vivono un evento potenzialmente traumatico poi sviluppano un DSPT: la probabilità che si sviluppi il disturbo dipende dai fattori di rischio (e protettivi), precedenti o seguenti l’evento. Un DSPT causa conseguenza sulla vita sociale lavorativa e fisica. Ciò spiega l’importanza di un intervento precoce dei professionisti sul campo, gli psicologi dell’emergenza, e in seguito di un intervento mirato.

È importante non sottovalutare le sensazioni, i sogni, i ricordi che emergono dopo questi eventi. Se siete vicini a qualcuno che è stato vittima o testimone degli attacchi terroristici o del terremoto, osservatene i comportamenti, l’umore e tutto ciò che può essere importante per rilevare in tempo il possibile sviluppo del disturbo da stress post traumatico e rivolgersi ad un professionista per poter affrontare nel modo più opportuno queste difficoltà.

Dott.sse Giulia Mattalia e Debora Bessone

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E-mail: lunettes.studiodipsicologia@gmail.com

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