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Invasi: Cuneo sappia che ci sono possibilità per oltre 100 milioni di metri cubi d'acqua

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Con le premesse di cui ai precedenti articoli (clicca qui) sviluppiamo ora alcune considerazioni sui nuovi invasi che sarebbe possibile realizzare in provincia di Cuneo e di cui si parla da tantissimi anni.

Non sono tanti perché, come già detto, non è facile trovare siti idonei alla creazione di uno sbarramento che diano sufficienti garanzie dal punto di vista della stabilità e della minimizzazione dell’impatto ambientale e paesaggistico. Proprio per questa difficoltà, il buon senso porterebbe a dire che quando se ne è individuato uno, questo debba essere sfruttato in modo ottimale, sia dal punto di vista dell’utilizzo delle acque, sia dal punto di vista economico.

In altre parole non è più possibile, al giorno d’oggi, prevedere degli invasi con una unica finalità: irrigua o potabile o per la produzione di energia elettrica o per la sicurezza della valle sottostante. Qualsiasi invaso deve essere concepito in modo da rendere possibile l’utilizzo plurimo delle acque mediante accordi tra i vari utilizzatori. In secondo luogo, essendo tali invasi decisamente onerosi dal punto di vista finanziario, con spese fisse iniziali ingenti per gli studi necessari a certificare la sicurezza dal punto di vista idro-geologico, nonché l’effettiva disponibilità d’acqua anche negli anni magri, è veramente privo di senso ridurre le capacità d’invaso con l’unico scopo di tentare di acquisire consenso. Proni al falso principio del “piccolo è bello” o se vogliamo del “più piccolo è meno brutto”. Disponiamo di risorse scarse, i siti idonei sono pochissimi, non sfruttare questi siti nel miglior modo possibile per una moda priva di senso sarebbe un errore imperdonabile.

E’ questo il caso dell’invaso di Serra degli Ulivi. Da un progetto per invasare 30 milioni di m3 è oggi allo studio, nella stessa identica posizione, un serbatoio da 9 milioni di m3 ad un costo di poco inferiore a quello da 30. Il costo a m3 dell’acqua resa disponibile per l’irrigazione e per gli usi potabili, già elevato per l’invaso grande, risulta completamente fuori mercato per l’invaso ridotto. Si dice che verranno ricercate fonti di finanziamento europee, probabilmente a fondo perduto, per raccogliere i capitali necessari per realizzarlo. Francamente non è possibile essere molto ottimisti sull’esito di tale ricerca, visti i tempi che corrono. Si potrebbe nutrire qualche speranza per l’invaso previsto dagli studi di molti anni fa. Con il progetto ridotto credo che si stia per spendere tempo e denaro in perfetto stile “italiano”.

Analogo discorso potrebbe essere fatto per l’invaso della valle Maira, che un tempo era denominato di Stroppo. Sbarramento che, rispetto a quello di Serra degli Ulivi, sembrerebbe avere minori problemi dal punto di vista idro-geologico, mentre ne avrebbe probabilmente di più dal punto di vista turistico, visto il rilancio che questa valle sta avendo proprio in quella direzione. Irrigazione e turismo hanno bisogni contrastanti: all’irrigazione l’acqua serve nei mesi caldi e l’invaso andrebbe svuotato proprio nei mesi di maggior afflusso turistico. Ottimizzare lo sfruttamento del serbatoio da entrambi i punti di vista è possibile, ma dovrebbe essere messa a punto una modalità di gestione concordata tra gli operatori turistici e gli enti irrigui sotto la direzione di un Ente programmatore (Provincia? Regione?) che non mi pare abbia la disponibilità né le competenze necessarie.

L’invaso di Moiola in Valle Stura è il più grande e, come tale, quello con il maggior impatto ambientale e paesaggistico. Con problemi di tenuta delle fondazioni che alzano considerevolmente il costo dello sbarramento. Visti i dubbi che ci sono sull’effettivo fabbisogno di acqua per l’irrigazione da parte della pianura cuneese, è l’invaso che andrebbe collocato all’ultimo posto nella scala delle priorità, sempre che si dimostrasse la sua utilità, ovvero che i cambiamenti climatici fossero così drammatici da rendere indispensabile la sua realizzazione.

Un discorso particolare meriterebbero invasi che paiono dimenticati, ma che andrebbero riconsiderati alla luce degli ultimi ragionamenti sul clima, il rilancio dello sfruttamento delle fonti rinnovabili e i recenti eventi alluvionali. Sono gli invasi dell’Alto Tanaro. Questo torrente ha causato, anche recentemente, enormi danni, e il disporre il Alta Valle di serbatoi in grado di laminare le piene in modo efficace sarebbe un fatto estremamente positivo. Un investimento che probabilmente si pagherebbe mitigando anche solo uno dei futuri eventi alluvionali. Pure la produzione idroelettrica sarebbe interessante. Il problema è che una parte di questa dovrebbe essere ottenuta sfruttando il salto dal lato Liguria, dando al contempo acqua potabile alla riviera e acqua per l’irrigazione delle serre liguri. Tutte operazioni con un alto valore aggiunto. In epoca di “purezza” ambientale, questo discorso ha fatto inorridire i più e il progetto è stato accantonato. A mio parere, il discorso andrebbe ripreso riconsiderando l’aspetto della sicurezza e a patto di rivedere i rilasci da lasciar fluire a valle diga per soddisfare i bisogni della pianura cuneese. Occorrerebbe però essere aperti a soluzioni “non convenzionali” e disporre di un Ente programmatore con le capacità e l’autorevolezza indispensabili per governare un processo di trasformazione del territorio con un così grande numero di implicazioni.

Questo il panorama. Queste le problematiche. C’è qualcuno disposto a parlarne dati alla mano? A ricercare il bene comune con una visione generale del problema? Se devo proprio essere sincero, non posso essere ottimista. Forse l’unica cosa che si riesce a fare sono proprio quei comunicati da cui è partito tutto il discorso. Ogni 5-6 anni.

Guido Chiesa

(quarta puntata-fine)

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