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Inquietudini politiche e fallimenti generazionali nelle pièces al Toselli di Cuneo

CUNEO

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ADRIANO TOSELLI - Un nuovo momento della stagione di prosa in corso al teatro Toselli di Cuneo è stato quello con «Coriolano», l’ultima tragedia (inizio '600), tra le meno rappresentate, attribuita a William Shakespeare, diretta da Marco Plini, con protagonista un bravissimo Marco Maccieri e realizzata dal «Centro Teatrale MaMiMò», col sostegno della Fondazione "I Teatri".

Opera molto "politica", inquieta, presaga che, come altre dell’autore, parla molto dell’epoca cui scriveva: in questo caso, i primi anni di governo di Giacomo I Stuart, figlio della decapitata Maria Stuarda, erede scozzese di Elisabetta I Tudor, uno dei massimi teorici dell’assolutismo reale. Il Seicento de «I Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni è metafora del suo Ottocento, ma resta attuale. Per il Shakespeare di inizio Seicento la metafora della sua epoca si trova nella romanità.

Il Caio Marzio Coriolano (ce ne parlano Plutarco e i mai affidabilissimi storici dell’epoca), valoroso generale romano nella guerra contro i Volsci di Aufidio, contrario alla Repubblica che sta nascendo, al suo essere, coi "tribuni", troppo "democratica", arriva al tradimento, la guidare esercito dei nemici verso la città, pentendosi solo per intervento della madre (perché Roma è in Italia e le mamme italiane son mamme italiane, sempre con grande ascendente sui figli).

La versione di Plini, coraggiosamente innovativa, applauditissima e fedele nel testo, mette i personaggi in giacca e cravatta, semplifica la scenografia facendoli muovere su un palcoscenico con un rettangolo bianco bordato di porpora, ad evocare toga romana, coinvolge il pubblico (che cerca di far concentrare in platea, con le gallerie non proprio gremitissime), proiettandone le immagini sullo schermo (accanto ad altre, come quelle dei cartoni animati de «Il Ranger Solitario», «The Lone Ranger», che trova accordi coi pellerossa), facendo leggere frasi, esprimere la condanna del popolo per l’aristocratico che lo disprezza (sin nei suoi odori) e rifiuta ogni regola e compromesso democratico. I consoli della Repubblica Romana sono sempre stati due, l’elezione del «Coriolano» sembra più quella di un solo monarca, ben deciso a distruggere ogni forma di democrazia.

Lo scontro è quello di sempre, tra un aristocratico (non oligarca), valoroso, fiero di esserlo, ma arrogante, sprezzante, violento, rabbioso, sconfitto dai «democratici», dai «tribuni», attraverso la loro arte di saper raccogliere consensi. Gli antichi greci, con «La politica» di Aristotele, catalogarono i sistemi di governo (monarchia, aristocrazia e democrazia), come le sue possibili degenerazione private di virtù, con solo i difetti (tirannide, oligarchia, anarchia). La lotta tra questi modi di concepire, e gestire, le comunità, continua, con alterne vicende, ancora adesso.

Nei vivaci anni Settanta del secolo scorso (1971) un film, diretto da Luigi Magni, «Cornelio Scipione detto l’Africano», metteva uno contro l’altro un Marcello Mastroianni, nei panni del protagonista, il vincitore a Zama contro Annibale, un po’ invecchiato, e un Vittorio Gassman, delizioso Catone il Censore, austero difensore dell’idea di una Repubblica aristocratica fedele alla sua tradizione, terrorizzato dal pericolo che può rappresentare un «grande uomo» per tale ordinamento (tanto da metterlo fuori gioco con una accusa di malversazioni falsa, un furto di fondi durante la campagna in Siria, in realtà opera del fratello Lucio, detto l’Asiatico).

Domenica 21 gennaio, sempre alle 21, sarà la volta di «Le prénom» («Cena tra amici»), di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière, versione italiana di Fausto Paravidino, regia di Antonio Zavatteri, con Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Aldo Ottobrino, Gisella Szaniszlò, scene e costumi di Laura Benzi, luci di Sandro Sussi. Si tratta di riflessioni, che diventano sempre più profonde e drammatiche, durante una cena di quarantenni a casa di due professori. Messo in scena nel 2010 a Parigi, forte quadro del fallimento di una generazione, ha già riscosso premi e dato spunto a paio di film (uno della italiana Archibugi).

Maggiori informazioni e dettagli su modalità di vendita e costi alla pagina "Teatro Toselli" del sito www.comune.cuneo.gov.it.

Adriano Toselli

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