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In quel vietnamita vedo raziocinio e fantasia, stesse doti che aveva mio padre

ALBA

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TERESIO ASOLA - Il profumo di frangipani, l'ordine, il rispetto, la vivacità e la multiculturalità di Singapore, il sorriso e la vocina delle ragazze ad Hanoi, la dignità del popolo vietnamita, le casupole condivise tra più famiglie che invadono i marciapiedi con seggiole, pentolame e tavolini perché su in casa spazio per mangiare non c'è.

Imbatterti (al Museum of Fine Arts di Hanoi, il giorno del 70esimo del regime) nel nipote di Nguyen Tien Chung davanti al cui quadro ti eri fermato in ammirazione e sentirti dire da lui "Era un architetto, ma la pittura era la sua vita". Pensi a tuo padre che non c'è più, geometra e pittore, raziocinio e fantasia come il vietnamita.

Il saluto a mani giunte di cambogiani e thailandesi, la scimmia che ad Angkor Wat ruba il biberon a un bimbo cambogiano scalzo provocandogli un pianto disperato, la magia dei templi, la bellezza della giungla, l'esercito vociante di turisti cinesi.

Condividere momenti con il figlio sedicenne che a fine agosto volerà ancora in Oriente per un anno in Cina, la gratitudine per suo fratello la cui laurea a Singapore ti ha regalato l'occasione di tutto questo, e la sorella rimasta come tanti nella canicola di Torino a lavorare.

Teresio Asola

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