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Ricordo di Cadilù, quella maestra che mi fece amare il partigiano Johnny

ALBA

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TERESIO ASOLA - A gennaio del ’78 morì la nostra professoressa d’italiano delle medie, sorella di un missionario. La grande professoressa Cadilù, studiosa della storia di Alba in età comunale con la passione per Fenoglio. Aveva 45 anni».

«45, come noi ora!» esclama incredulo Alex. «Avrei detto suppergiù 50 quando insegnava a noi, alle medie, lei seria e compresa nel lavoro, china sui libri come un chirurgo con i ferri».

«E invece, quaranta.»

«Più giovane di noi… » bisbiglia incredulo Alex, una mano sulla bocca. Annuisco, io.

«Qualcuno» gli dico «parlò di intenzionalità, di treni, di brutto nel brutto. Non volli approfondire. A quell’età si approfondisce la vita, non la morte, pur incuriositi per l’una come per l’altra. Bell’inizio d’anno, ci stetti male. La Cadilù alle medie mi aveva fatto amare Il partigiano Johnny grazie al fascino delle pagine in inglese che mi sforzavo di leggere intere, e ci aveva portati sui luoghi del romanzo».

«Ricordo» dice Alex. «Si andò a Murazzano, a San Benedetto e al Pava... Pava... »

«Al Pavaglione.»

«Sì, ecco. A San Benedetto tutti, dopo il panino di mezzogiorno, vollero giocare a pallone. Anche noi, che sapevamo solo correre e dare calcioni a destra e a manca.»

Ridiamo come bambini. Siamo sempre stati due schiappe, a calcio.

«Quel pomeriggio» dico «ci pigliammo una pioggerella simile a quella dell’inizio de La malora. Ognuno di noi lesse un brano, chi a San Benedetto, chi al Pavaglione».

«Io non ricordo che cos’ho letto» scuote la testa Alex «ma so che era qualcosa che piaceva molto a mia mamma, appassionata alla follia dello scrittore partigiano.

«La ricordo tua mamma, sguardo severo addolcito quando parlava di noi bambini o di libri. A me toccò leggere il brano più bello: “Partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l’avrebbe aiutato nel suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com’è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana.”

Lo considerai un gesto di grande considerazione nei miei confronti da parte della professoressa Cadilù. Eppure, quando leggevo c’era chi sogghignava e chiacchierava, mentre la Cadilù ascoltava e guardava lontano, oltre la cimosa di colline».

Teresio Asola

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