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I soldi presi ai migranti per un viaggio che costa più di una crociera

CUNEO

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MARIO ROSSO - L’ennesimo quotidiano sbarco in Sicilia. Uomini, donne e sempre più bambini. Persino bambini soli. Madri che con gesto estremo di amore materno sacrificano se stesse e, dando fondo ai loro risparmi, pagano per separare da sé il proprio figlio. Il viaggio sarà pericolosissimo, ma sempre meglio della miseria e del terrore che attenderebbe il piccolo restando con lei in Africa.  Poi le interviste agli scampati, che rispondono quasi tutti in inglese. Infine, il prezzo elevato dei viaggi. Migliaia di dollari per rischiare la vita.

Bambini senza genitori, interviste in inglese, somme ingenti pagate a scafisti senza scrupoli. Solo la disperazione può indurre una madre a separarsi dal figlio.  Molti Italiani anche di buona cultura non sanno l’inglese, ma quasi tutti i “poveracci” dell’Africa lo parlano. E gli emigranti, visto che vivono di stenti, dove prendono tanti soldi per viaggi che costano più di una crociera di lusso?

Anni fa sono stato in Tunisia. Mi capitò di attraversare un villaggio verso sera. Le famiglie sedevano tutte in circolo fuori dalle povere capanne sul cui ingresso troneggiava una televisione accesa:  poveri seduti a vedere il mondo costruito da e per i ricchi. Un mattino un ragazzino, che insieme ad altri era corso al pulman su cui mi trovavo per chiedere l’elemosina, dopo averla ottenuta, quando il pulman è partito, ha sputato con disprezzo sul vetro del pulman. I due episodi hanno un preciso collegamento: non si può pretendere che il povero costretto a vedere ogni giorno la ricchezza (e gli sprechi) dei Paesi ricchi non provi quantomeno risentimento, disprezzo, odio o, nella migliore delle ipotesi, non prenda coscienza della possibilità di migliorare la propria esistenza emigrando in quei Paesi per godere dello stesso benessere.

Una delle cause dell’esplosione delle migrazioni è spesso ignorata: l’Africa era un Paese che stava uscendo dalla miseria, poi è riprecipitato nella disperazione e nell’odio. I Paesi Occidentali dopo averlo sfruttato con la collusione di poteri locali corrotti, ora, che più avrebbe bisogno per riprendere la strada della crescita, l’hanno abbandonato. Degli 800 miliardi investiti nei Paesi poveri da quelli ricchi, solo poco più di 40 miliardi vengono investiti in Africa e spesso con mere finalità speculative e di sfruttamento.

Eppure, fino a qualche anno fa, il Pil dell’Africa aveva preso a crescere al 5-6% annuo e già vi erano previsioni di ulteriore aumento in percentuali vicine a quelle asiatiche. In particolare era in forte crescita la classe media, che è notoriamente il primo motore del progresso politico-economico e sociale di un Paese.

Questo spiega le osservazioni fatte in premessa: buona parte degli emigrati provengono dalla classe media. Sono quindi giovani che hanno un buon livello di istruzione (perciò quasi tutti conoscono l’inglese) e dispongono di denaro, non molto rispetto al nostro tenore di vita, ma sufficiente a pagarsi il viaggio della disperazione; disperazione causata dal degrado in cui stanno nuovamente precipitando e dagli orrori che ne sono la prima conseguenza, le guerre economico-religiose (il terrorismo compiuto dall’Isis in Europa è un’inezia per qualità e quantità rispetto a quello perpetrato in Medio-Oriente o in Africa dallo stesso Isis o da Boko Haram).

Cui prodest?

La povertà dell’Africa, come di vaste aree del Medio-Oriente, fa comodo a molti. Ha fatto comodo per lungo tempo anche ai Paesi sviluppati dell’Occidente, che ora però ne pagano il fio con la massiccia migrazione in corso.

Quel che si dimentica spesso, poi, è che la globalizzazione oltre alla libera circolazione di merci e denaro, porta con sé anche l’inevitabile conseguenza della spinta alla libera (o disperata) circolazione di esseri umani. Per impedire che altri siano attirati dal nostro florido orto, l’unica strada è fare in modo che possa diventare florido anche il loro orto.

Anni fa qualcuno sostenne che non bisogna dare pesci agli Africani, ma portare loro canne da pesca. E’ quanto, su proposta dell’Italia, si appresta a fare l’Ue con il “migration compact”: finanziare progetti di investimento ad alto impatto sociale e infrastrutturale nei Paesi Africani (non più aiuti, ma investimenti) in cambio della cooperazione sul fronte della sicurezza e del controllo della migrazione.

Solo aiutando i Paesi poveri a uscire dallo stato in cui si trovano, aiutando i popoli di quelle terre a crescere in benessere, si potrà ridurre e controllare il fenomeno della migrazione di massa e al contempo togliere al terrore la sua linfa vitale.

Mario Rosso

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