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I grandi spazi di Bonatti fra i filari di Monforte e non a Cuneo

ALBA

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PIERO ARESE - Non esistono ghiacciai nelle Langhe e neppure pareti inviolabili, né strapiombi dove l’occhio si perde. Eppure a Monforte d’Alba, tra i filari delle vigne e i noccioleti allineati in ordine geometrico, è in corso una mostra fotografica su Walter Bonatti che documenta la vita e le imprese di questo grande della montagna.

Ovviamente la mostra evidenzia la sua attività alpinistica, ma più ancora trova riscontro il Bonatti esploratore instancabile, impegnato per quindici anni a scoprire le terre di tutti i continenti, nel rigoroso rispetto delle regole e dei principi che sono state sempre alla base delle sue imprese.

Bonatti è stato un grande alpinista. Non solo ha compiuto grandissime imprese, privilegiando la dimensione solitaria, ma ha saputo altresì trasferire, in modo innovativo, tecniche di ascensione proprie di un tipo di roccia ad un altro, oppure, in situazioni drammatiche, ha rivelato la volontà di sopravvivenza dell’uomo, la sua volontà di non arrendersi dinnanzi allo scatenarsi degli elementi in natura.

Terminata la carriera alpinistica Bonatti ha tradotto la dimensione del suo vivere dal verticale all’orizzontale. Ed ecco allora i suoi viaggi dei quali il settimanale Epoca pubblicava puntualmente i “reportages” fotografici che Bonatti stesso elaborava, documentando il coraggio con cui affrontava i pericoli che spesso doveva affrontare durante le sue avventure.

Un alpinista ed un esploratore che seppe integrare queste due dimensioni riassumendole nell’unicità del suo modo di essere, caratterizzato da chiare regole alle quali non ha mai rinunciato. Bonatti non ha mai piantato un chiodo ad espansione ed ha sempre rifiutato qualsiasi collegamento con il mondo esteriore, nel corso delle sue imprese. Aveva un rispetto sacro dell’alpinismo, della storia scritta dagli alpinisti che lo avevano preceduto e delle loro imprese.

Uguale rispetto aveva per la natura stessa all’interno della quale ricercava le vie, le soluzioni che parevano impossibili solo a chi non sapeva riconoscerle. Oppure a chi non sapeva rinunciare. Nessuno ha saputo sintetizzare in modo così completo questi due mondi, nessuno ha avuto la sua capacità di affrontare pericoli tanto diversi, convivendo per decenni con la tensione e con i rischi che le sue imprese comportavano.

Ma il bisogno di andare sempre oltre il limite che la sua ragione imponeva era insito nella natura stessa del suo essere uomo. Era in definitiva il bisogno di vincere la paura, di dominarla, di sconfiggerla, nella continua ricerca di un irraggiungibile se stesso. Questa è la traccia lasciata da quest’uomo morto due anni orsono, all’età di ottant’anni.

Un sentito grazie alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba che ha saputo promuovere questo evento visitabile sino al 2 settembre.

Certo, a Cuneo, nella cornice naturale delle Alpi Marittime, questa mostra avrebbe avuto una sede più appropriata. Ma i nostri amministratori, forse un tantino abbagliati dalle troppe luci che accendono, non sanno cogliere le iniziative che hanno un costo assai contenuto, che non fanno rumore, ma che, soprattutto, hanno un legame profondo con la nostra gente e con la nostra terra.

Piero Arese

Walter Bonatti

Fotografie Dai Grandi Spazi

Fondazione Bottari Lattes

Via Marconi 16, Monforte d’Alba

Mostra a cura di Alessandro Mauro e Angelo Ponta

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