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E poi scopro che anche al ristorante "Castello" di Racconigi c'è storia

SAVIGLIANO

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - A pochi passi dal Castello di Racconigi, l'omonimo ristorante che ha compiuto 60 anni.

E' una domenica di luglio assolata, siamo in vista al Castello di Racconigi e per la pausa pranzo scegliamo anche il ristorante in tema: “Ristorante Castello”. E' in piazza Caduti per la libertà, vicinissimo, appena a due passi fuori delle mura del Castello. E non ce ne pentiamo.

L'ingresso è un'originale serra, luce che filtra dalla cupola in vetro, che esalta la varietà di piante che ingentiliscono l'ambiente. In alto due bizzarre cicogne (finte!) di grandezza naturale, a ricordare che la Reggia di Racconigi, sui tetti, ospita nidi con famiglie di cicogne, ormai consolidate e accudite.

La locanda è fresca, ombrosa, graditissima al pellegrino affaticato dalla calura. Ci accomodiamo nella sala grande, scopro che anche qui c'è storia. La titolare Marinella Camisassa, seconda generazione, con garbo ci elenca il menu fedele alla tradizione di piatti tipici piemontesi.

Antipasti infiniti, quelli che sbigottiscono i turistici, che per non sbagliare li assaggiano tutti. Dal vitello tonnato presentato a forma di fiore all'insalata russa, dalla carne cruda alla zingara, rinomata nel cuneese per la primissima qualità al manzo affumicato con rucola e grana, dall'insalata di sedano noci e formaggio al San Daniele con frutta e prosciutto cotto in gelatina con ripieno di insalata russa.

E non basta, per il menu invernale, propongono gli antipasti caldi: peperoni al forno con bagna caoda, cotechino con purè, involtini caldi di prosciutto caldo, frittatine di cipolle e di spinaci, lumache fantasia, flan di spinaci con fonduta, vol-au-vent con fonduta.

Come primo optiamo per gli agnolotti di carne al sugo di arrosto, uno tra i tanti condimenti proposti, dal burro e salvia ai funghi. Nell'attesa, breve, il servizio è snello, non resisto. Mi intruffolo in cucina. C'è mamma Camisassa, la fondatrice del locale con il marito Antonio. E' ai fornelli. Un caldo infernale e lei, incurante, si muove sicura e veloce tra cibi in cottura. Tutto sotto controllo.

“Aiuto solo al mattino" quasi si giustica, e mi mostra grandi teglie in fila, una accanto all'altra. Un privilegio e che spettacolo il coniglio dorato, ben rosolato, e tenerissimo (l'ho appurato dopo). Accanto una distesa di carote, dolci e caramellate per esaltare il gusto delle carni, inaffiate, poi, da un buon vino a scelta di prestigiose case vinicole di Langa.

Un altro mondo: atmosfera, sapori, odori antichi. Anche l'arredamento è d'antan: in alto, alla parete bianchissima, che contrasta con il perlinato in legno scuro tutto attorno, c'è il nostalgico specchio che ricorda l'età del locale, dal 1957. Sessant'anni giusti.

Torno agli anni '50, quando il ristorante era ancora un rito per le grandi occasioni: matrimoni, comunioni, cresime o feste comandate. Un avvenimento tanto atteso e pregustato, con la gioia, anche, di sfoggiare i vestiti della festa. E con religiosità si assaporavano cibi che non comparivano sulle tavole dei comuni mortali. E poi...tutta quella abbondanza!

Nostalgia, l'amore che rimane... E i dolci? Mi chiederete. E' una sorpresa! Scopritelo da voi.

Fiorella Avalle Nemolis

 

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