Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Che sia mafia bulgara o truffatori italiani, qui da noi purtroppo se la cavano quasi sempre

ATTUALITà

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Nei giorni scorsi ho avuto la notizia dell'avvenuto arresto di una quindicina di specialisti nelle truffe agli anziani - anche della nostra provincia di Cuneo - che hanno effettuato un'ottantina di colpi, fruttuosi e distruttivi per la psiche delle vittime. Tutti gli artefici erano allievi dell'accademia del crimine con sede a Napoli - settore truffe. E' noto come la città del Vesuvio ospiti le sezioni - al completo - per diventare esperti nel delinquere secondo le rispettive vocazioni. Per avere maggiori informazioni sull'istituto è sufficiente prendere visione di tanti film di Totò, che ha immortalato personaggi indimenticabili. Sempre però con un tocco di umorismo bonario.

Ero rimasto colpito dalla recentissima scoperta dell'organizzazione criminale dedita a svaligiare alloggi, negozi e magazzini utilizzando chiavi false, frutto di altissima specializzazione. La banda, una costola della mafia bulgara, aveva sede a Sofia. Strutturata come un piccolo ma efficientissimo esercito - con generali, soldati, picchiatori e tecnici - aveva ideato un sistema in grado di copiare ogni genere di chiave e di mezzo di chiusura. Nessuna violenza su porte blindate, lasciate integre e debitamente chiuse dopo il colpo. Sotto il profilo penale un reato senza gravi conseguenze.

Grazie all'istituto - tutto nostrano - del reato continuato, non si viene processati per i trenta o cinquanta "colpi", ma per l'intero conplesso delle azioni delittuose, con un aumento della pena che sarebbe stato irrogato per un solo reato. Niente pluralità di processi e moltiplicazione delle pene. Una pacchia per chi si limita ad aprire e richiudere le porte, senza danno, senza minacce e soprattutto senza spargimento di sangue. Se venissero processati "in casa", cioè a Sofia, non finirebbe così. Napoli si è, quindi, assicurato il primato da sempre detenuto, nelle truffe di ogni genere. Sempre senza violenza o minaccia, con la consegna, da parte delle anziane vittime, del denaro o dei gioielli, a fronte di annunciati incidenti o gravi necessità di figli e nipoti.

La commedia dell'arte recitata da napoletani era comprensiva delle figure del falso avvocato, maresciallo dei carabinieri, pubblico impiegato, medico dell'ospedale. In tal modo le vittime, mosse dall'amore per il congiunto in difficoltà e bisognoso di urgentissimo aiuto in denaro o gioielli, venivano defraudate e lasciate sgomente dopo aver compreso quanto avvenuto. Gli autori se la caveranno con qualche anno di carcere, pur essendo pregiudicati per gli stessi reati. Il truffatore è seriale, intelligente e spregiudicato. Entra ed esce dal carcere, mai risarcisce i danni arrecati e non si preoccupa della devastante esperienza che la vittima subisce.

Nelle nostre carceri a fine 2016 si trovavano 56.766 detenuti, dei quali 19.373 stranieri. Su una popolazione di 60 milioni. Negli Stati Uniti, su una popolazione di 325.127.000 abitanti i detenuti sono 2.145.000. Rappresentano - gli Usa, il cinque per cento della popolazione mondiale, ma hanno il 25 per cento di quella carceraria dell'intero pianeta. A confronto il Brasile, con 203.387.000 abitanti e 607.000 detenuti ha un rapporto doppio detenuti-abitanti rispetto a noi. A nostra volta abbiamo un rapporto enormemente più basso degli Usa.

Ciò si spiega perchè da noi le carceri, prevalentemente, ospitano stranieri poco attenti a prescrizioni, diritti di difesa, procedure di diritto carcerario. I delinquenti economici, banchieri compresi, non vanno in carcere. Se condannati dopo una decina d'anni godono di indulti, misure alternative, spesso raggiungono la prescrizione, traguardo agognato per ogni attento penalista, quando non esistono speranze di assoluzione. Negli Usa alla terza condanna si resta in carcere tutta la vita, perchè la società vuole esser tutelata nei confronti di chi ha dimostrato di violare la legge più volte. Di recupero si curano poco, perchè il pluridelinquente appare individuo da tenere lontano - a vita - dalla collettività.

Se mancano posti in carcere, se ne creano altri, o si affidano i detenuti a strutture private. Dei diritti dei detenuti poco si curano, perchè non sarebbe politicamente pagante. Non è il caso di imitare gli Usa nella detenzione a vita dei pluripregiudicati, rinunciando ai valori contenuti nella nostra Costituzione. Però una modifica al troppo premiale istituto del reato continuato è necessaria. Siamo tutti stufi di avere gli alloggi svaligiati e gli anziani truffati ed umiliati nella loro delicata psiche. Anche se i truffatori - falsi avvocati e falso maresciallo compresi - sono frutto dell'accademia napoletana e non provengono dalla Bulgaria.

Piercarlo Barale

VIDEO