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"Tutto mi ha commosso": l'ingegnere di Bra che ha lavorato nelle zone terremotate

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Alessio Bernoco, ingegnere braidese, tecnico strutturista volontario nelle zone terremotate.

Continuano le iniziative per portare soccorso, di cui vi darò conto, tuttavia ho raccolto una testimonianza un po' particolare del braidese Alessio Bernoco, ingegnere, libero professionista che esercita nello studio MM Architettura in via Mercantini 1, a Bra, in provincia di Cuneo.

“Di che ramo si occupa si occupa?”

“In prevalenza progettazione strutturale. Qualunque tipo di struttura: acciaio, legno, cemento armato, muratura. Quindi, calcoli energetici o sicurezza sul lavoro.”

“Quando ha fatto la sua esperienza nelle zone terremotate?

“Era mio desiderio intervenire già per il terremoto dell'Aquila, ma mi ha trattenuto il pensiero per mia moglie che era in stato interessante. Solo dopo il sisma del 24 agosto 2016 ad Amatrice, ho colto l'occasione di fare questa esperienza. Il consiglio nazionale degli ingegneri, a seguito delle molte richieste di sopra luogo dei proprietari di fabbricati danneggiati, ha richiesto squadre di volontari tecnici strutturisti, per verificarne l'agibilità. Mi iscrissi subito e la convocazione non arrivo' fino a novembre.”

“Quando e dove ha prestato la sua opera?”

“Dal 13 al 20 dicembre compreso del 2016. Ci richiedevano la scheda FAST, ossia la valutazione sintetica la dell'agibilità degli fabbricati. Così vennero formate squadre di due tecnici, per una valutazione più sicura. Con l'ingegnere Andrea Bonelli di Bagnolo Piemonte, il 13 dicembre 2016 abbiamo raggiunto in auto Rieti, centro di coordinamento di tutte le squadre dei tecnici con i responsabili della Protezione Civile.
Ci hanno destinato al comune di San Severino Marche, in provincia di Macerata, con una vasta estensione.

“In cosa consisteva la vostra opera?”

“Al centro operativo di San Severino Marche, ci consegnarono i fascicoli dei fabbricati per eseguire la valutazione di agibilità richiesta.”

“Come si svolgeva il vostro intervento?”

"Nel caso di un edificio fortemente danneggiato, occorreva poco tempo per dichiararlo inagibile. Molto più impegnativo è stato il sopra luogo di un condominio di 20 alloggi, dove le lesioni non erano cosi evidenti. Quindi abbiamo dovuto fare accertamenti più approfonditi per dare l'agibilità: la valutazione delle fondamenta, delle cantine, e del tetto. Quando le case si presentavano molto compromesse, gli stessi proprietari erano già consapevoli della evidente inabilità. Il nostro compito si limitava ad attestare il documento per avviare le pratiche per la richiesta di un aiuto al Comune. La sera rientravamo al centro operativo comunale per consegnare le schede FAST compilate, che prevedono un' identificazione del fabbricato con catastali, un disegno stilizzato della mappa, la valutazione sulla struttura dell'edificio e l'esito finale: agibile; non agibile. Ogni due giorni consegnavamo le schede timbrate dal Comune al Centro regionale di Macerata, che, una volta caricate su un programma per il censimento di tutti i fabbricati segnalati, venivano registrati su un grande data base. Qui terminava il nostro lavoro.”

“Quindi l'adesione a questo progetto era volontaria”

“Non era previsto compenso. Siamo stati spesati di vitto e alloggio e rimborso del viaggio.”

“Il motivo che l'ha spinta ad aderire?”

“Sostanzialmente due: la solidarietà. Con la nostra competenza tecnica strutturale, rassicurare, per gli stabili agibili, e purtroppo dichiarare l'inabilità di molti fabbricati, però, fornendo subito una certificazione, quindi accelerare l'aiuto da parte dello stato. E nel contempo l'occasione per fare un'esperienza professionale: dalla teoria alla pratica. Verificare di persona i danni scismici. Valutazioni importanti anche per la prevenzione.”

“Mi racconti l'esperienza di quei giorni. Sotto tuti i profili”

“Siamo stati ben accolti, sapevano del nostro arrivo, e si affidavano a noi per gli accertamenti. Certo tutte persone terrorizzate, traumatizzate dalle continue scosse. Con picchi di punto 6 di magnitudo. Logorati psicologicamente, tuttavia, mi ha sorpreso la loro ospitalità, e disponibilità. Ringraziavano, riconoscenti per la nostra opera di volontariato.”

“Durante la vostra permanenza avete sentito scosse?”

“Si, ma lievi. Si percepivano appena, con la vibrazione degli oggetti.”

“Quale situazione le ha toccato il cuore?”

“Tutte. La devastazione, la sofferenza, la disperazione per avere perso tutto. Ma mi ha commosso la condizione degli allevatori, dei titolari di aziende agricole, che non potevano abbandonare gli animali. Penoso per loro abbandonare i propri animali senza poterli accudire. Uno dei tanti casi, quello di due coniugi che dopo la scossa del 24 agosto, si sono salvati uscendo di corsa dalla loro casa. Ma, non potendo abbandonare gli animali, ben 120 vacche da carne, fino a novembre avevano pernottato arrangiandosi con un materasso dentro una Jeep. Solo dopo tre mesi sono tornati in casa, tanta era la paura delle scosse. E non erano i soli in questa situazione. Il popolo marchigiano è davvero ammirevole per il carattere affabile, ma allo stesso tempo, molto reattivo alle difficoltà: carattere e forza di volontà li caratterizzano. Mi hanno davvero commosso. Anche in città non si sono persi d'animo, si sono adattati in roulottes, o in case di parenti, magari in tanti costretti a convivere in una sola stanza. Eppure, sempre gentili e disponibili, malgrado la condizione di sofferenza e disagio.

“La prima impressione al vostro arrivo?”

“San Severino Marche era danneggiato a zone. Quattro zone rosse, ossia, transennate. Con il divieto assoluto di accesso. Se non per motivi validi e accompagnati dai vigili del fuoco. Comunque più o meno, metà delle abitazioni erano state sgomberate, anche se non crollate, ma con lesioni strutturali, che non avrebbero retto altre scosse. Infatti, già a dicembre l'ordine nazionale degli ingegneri, ci aveva allertati, riguardo l'abilità, di tenere conto delle previsioni di continue scosse. Si sapeva che non era finita. Non è stato facile gestire lo sfollamento di metà degli abitanti. Mentre nel sopra luogo della zona sud, solo verso Amatrice, ma, ben lontani da Amatrice, abbiamo visitato i comuni di Ussita, Castel Sant'Angelo, Norcia, Visso, i borghi più belli d'Italia, totalmente disabitati. Circolavano solo i vigili del fuoco che accompagnavano le persone, una alla volta, a recuperare i beni personali. Oppure che mettevano in sicurezza alcune strutture per evitare altri crolli durante le scosse a venire. La Protezione Civile è stata encomiabile. Impeccabile nell'evacuazione della popolazione, garantendo a tutti un aiuto, per quanto possibile. Infatti, nel primo scisma ad agosto ci sono state delle vittime, nel secondo del 30 ottobre, riferisco ciò che mi ha detto il responsabile della protezione civile, ha fatto zero vittime. L'opera di primo sfollamento, di informazione, ha fatto si che le persone, in seguito, non abbiamo più rischiato. Si sono messe in sicurezza, si sono adeguati alla situazione di emergenza. E' stata la scossa più forte mai registrata in Italia, un' accelerazione orizzontale di 0, 92 g. Quasi la forza di gravità in orizzontale. Davvero impressionante. Le persone si rimboccano le maniche. Ciò che ha penalizzato tanto dal punto di vista strutturale è che questi bellissimi borghi storici valgono come un castello di carte. Sono costruiti con pietre di piccole dimensioni recuperate da rocce del luogo, quindi friabili e per giunta assemblate con malghe poverissime, e con solai a travi che martellano sui muri, tanto che possono crollare in un attimo.”

Se in quella zona si ricostruisce, è necessario tenere conto che è un luogo ad alto rischio, e quindi le strutture devono essere idonee a sopportare il sisma. Ci sono mille accorgimenti! Basta trovare l'equilibrio tra valenza estetica e rispetto e la salvaguardia della vita umana.

Non è facile. Ma si può fare. Esistono tecnologie avanzate, è questione di volontà da parte degli addetti ai lavori. Senza contare le sovvenzioni statali promesse. Ma non si conoscono ancora i tempi...

Fiorella Avalle Nemolis

 

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