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E così la Befana fa scattare un'altra "febbre" oltre l'influenza

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - E' il 7 gennaio, dicono che l'Epifania tutte le feste porti via. Ma non è poi così vero!

Certo, non è un bello spettacolo vedere tutte quelle scope di saggina, sgarruppate e sfibrate per l'uso indiscriminato di voli spericolati, che restano abbandonate là.

Malinconicamente appoggiate ai muri scrostati di quei vicoli, che le screanzate Befane, pensano siano poco frequentati. E, invece no.

A Bra di quei vicoli in salita, sai quanti ce n'è! Ne scrisse anche il nostro amato Giovanni Arpino: “Avevo adorato Bra e ancora moltissimo l'adoro, con que i tre vicoli che mi somigliano, pieni di pietre e muschio e zoccole di vecchie nere sulle pietre e il sole che taglia diritto gli angoli a fette precise” (nel racconto: Caffè Comino).

E quelle scope addirittuta abbandonate per terra, con il manico spezzato, forse un atterraggio mal riuscito?

Vabè, a parte queste sciocche illazioni.
Ma, vi sembra poco la colazione con quelle generose fette di panettone mitragliate di uvetta passa e canditi, pucciate voluttuosamente nel caffè, nel tè o... nel me?

Vorrai mica lasciarle lì, abbandonate nel sacchetto di nylon male avvolto, con il fondo un po' bruciacchiato sulla di carta, fino al prossimo anno?

E allora, ci sacrifichiamo, e facciamo ancora festa: colazione, pranzo e cena, panettone a gogo. Non c'è bisogno di suggerimenti di quel signor... come si chiama? Cracco mi sembra, che inventa ricette fantasiose, rivoluzionarie.

Caro Cracco, il panettone è il panettone, da solo è già tutto. Un universo. Non c'è bisogno di valorizzarlo.

Proprio gli esagerati, quelli che hanno il disprezzo delle conseguenze, e che se ne infischiano del colesterolo cattivo, lo sovraccaricano con aggiunte di Nutella, panna, gelato, persino di marronita.

L'inventore di questa iperproteica fetta di panettone, è il mio consorte Marzio, professionista ghiottone.

Comunque, a parte la gioia di finire questi deliziosi e preziosi avanzi, vi pare poco l'inizio della festa regina di gennaio: i saldi.

La fiera del: "datemi il superfluo e farò a meno del necessario". E' una nota pubblicità. Che sposo in pieno. La definirei tra i concetti più sacri del mio breviario.

Bisogna ammetterlo. Cosa ci da più gioia del superfluo? Certo, a patto di avere il necessario.

E purtroppo, c'è chi davvero non ha il necessario: il cibo per sfamarsi.

Proprio Carlin Petrini già da tempo denuncia il dato preoccupante della fame nel mondo, e continua a farlo.

E qualcuno lo ascolterà. Speriamo. Che poi, fosse solo la fame, e lo sconsiderato, incosciente menefreghismo dell'uomo nei confronti della nostra “madre terra”, dove lo mettiamo?

Ma si sa, l'indole umana tende a commuoversi per i grandi problemi del globo, ma poi...torna ad occuparsi del suo orticello.

A questo proposito torniamo al fenomeno del “vorraimicachemilascisfuggirequestaoccasione”
E tutti, proprio tutti siamo infettati da questo malefico virus: il saldo!

Ed ecco spedizioni in massa di donne, uomini, di qualsiasi età e condizione sociale, che fanno lunghe code in autostrada e davanti agli outlet e i negozi del centro, e spintonandosi si scaraventano nel paradiso della convenienza. Missione: trovare l'occasione del secolo.

E si strappano di mano l'oggetto dei loro desideri. E riempiono i carrelli. E fanno i budget di spesa, di cui si occupano tutti i media.

E tornano a casa felici. E ancora di più lo sono i commercianti, che forse, ma non è ancora dato di sapere, vedranno finalmente qualche incasso.

Sulle teorie dei saldi: attenzione alle truffe, attenzione agli inganni, il cartellino mente, non ci metto becco.
Sono ex commerciante: al mondo c'è l'onesto e quello meno, o quello che proprio non lo è.
Ma, è una regola che vale per tutte le professioni, e per tutte le persone. Questo è un altro aspetto dell'umanità.

Per quanto mi riguarda, faccio il possibile per ricordare che la nostra madre terra va rispettata, va difesa e sta a noi, a tutti noi nessuno escluso non fare qualcosa. E ce n'è di cose da non fare. Anche piccole. Microbiche. Ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta : “Quello che noi facciamo è solo una piccola goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno”. Quindi...

Ognuno di noi può non fare piccoli, che forse paiono insignificanti gesti, che darebbero vita a altre gocce, per fare la differenza. Piccoli gesti quotidiani, è il piccolo, il quotidiano che comincia a cambiare le cose.

Se mi rifiuto di partecipare alla festa regina di gennaio? E no, anch'io sono infettata dall'epidemia di gennaio.

Ho le difese immunitarie molto basse.

Buon anno a tutti, di vero cuore.

Fiorella Avalle Nemolis

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