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Avis a Grinzane: "Al sistema trasfusionale servono più risorse e personale"

ALBA

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Si è svolto presso il Castello di Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo, il convegno nazionale, organizzato da Avis Piemonte, “Il riordino del sistema trasfusionale italiano”. Il Convegno si è focalizzato su temi strategici, oggetto anche di dibattito a livello europeo, temi di cui occorre tenere conto nel riordino del Sistema Trasfusionale Italiano, poiché sono di particolare impatto sulla raccolta: dai donatori, del sangue e dei suoi prodotti.

Sono intervenuti alcuni tra i maggiori esperti del settore tra cui Giorgio Groppo (Presidente Avis Piemonte), Alberto Argentoni (Presidente nazionale Avis), Pierluigi Berti (Presidente SIMTI), Pasquale Colamartino (Responsabile SRC Abruzzo), Rosa Chianese (Responsabile SRC Piemonte), Anna Maria Bordiga (Direttore struttura complessa Città della salute e della scienza Torino), Davide Rossi (Responsabile SRC Lombardia), Giorgio Dulio (Tesoriere Avis Nazionale) e Tiziano Gamba (Area Sanitaria Esecutivo Avis Nazionale). È inoltre intervenuto Antonio Saitta, (Assessore Sanità Regione Piemonte e Presidente Commissione Salute Conferenza Stato Regioni).

Tra le tematiche trattate si è data particolare importanza al quadro epidemiologico in trasformazione per effetto della globalizzazione e delle migrazioni di popolazioni; delle situazioni che creano carenze temporanee in Italia, con potenziale impatto anche sull’autosufficienza; dei vincoli normativi per l’accreditamento, di matrice europea, sempre più stringenti anche per i centri di raccolta, allo scopo di ottenere prodotti di qualità e sicurezza sempre più elevata, da utilizzare sia per la trasfusione, sia per la produzione di medicinali plasmaderivati ottenuti dal plasma dei donatori italiani.

E’ stata sottolineata la necessità di un accordo tra le regioni per una maggiore uniformità dei modelli organizzativi e gestionali delle reti trasfusionali, pur nel rispetto delle autonomie costituzionali, nonché di una più incisiva programmazione regionale in termini di raccolta e impegni di compensazione, al fine di ottimizzare l’utilizzo del sangue donato e mettere a disposizione con continuità le eccedenze di sangue e di medicinali plasmaderivati, da parte delle regioni con maggiore potenzialità di raccolta verso le regioni carenti.

Molti interventi, soprattutto di rappresentanti dei donatori, hanno ribadito che occorre una maggiore certezza di finanziamento e di risorse, soprattutto di personale, da destinare al sistema trasfusionale, nonché di nuove modalità di cooperazione e di integrazione tra Servizi Trasfusionali e Associazioni di donatori volontari di sangue, utilizzando l’opportunità delle sperimentazioni gestionali. Tutto ciò al fine di mantenere e rafforzare il modello italiano trasfusionale, che ha tra i suoi cardini il controllo interamente pubblico del sistema, l’unitarietà del processo trasfusionale “vena-vena” e la donazione volontaria, responsabile, esclusivamente gratuita, periodica e organizzata, quale espressione di valori di livello etico-sociale, in cui la società civile fortemente e storicamente si riconosce e che contribuisce alla efficacia sanitaria, oltre che alla sostenibilità del sistema sanitario pubblico italiano.

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