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Centrosinistra, nel crollo nazionale un barlume di speranza in provincia di Cuneo

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe toccato alla provincia di Cuneo tenere acceso il barlume della speranza per il centrosinistra? Eppure, il confronto dei dati delle elezioni alla Camera dei deputati del 2013 e del 2018 porterebbe a pensare che le cose stanno così.

Nel 2013 il centrosinistra si era presentato unito (si fa per dire: anche allora c’era la lista di Ingroia, che si chiamava Rivoluzione Civile, a disperdere un po' di voti). Comunque, l’allora coalizione di centrosinistra – che comprendeva il Partito Democratico, il Centro Democratico di Tabacci e Sinistra Ecologia e Libertà – aveva raccolto il 22,49% dei voti.

Nel 2018 la coalizione di Centrosinistra (Partito Democratico, +Europa della Bonino e Tabacci, Civica Popolare della Lorenzin e Italia Europa Insieme di Nencini e verdi) ha preso il 23,41% superando di poco i voti raccolti nel 2013. Se a questi, per un confronto omogeneo tra le due situazioni, vengono sommati i voti di Liberi e Uguali, la percentuale sale al 26,02%, ossia il 3,53% in più del 2013. In termini assoluti, sono quasi 10.000 voti in più.

Questa particolarità della provincia di Cuneo trova spiegazione in un paio di fatti concomitanti: il primo, una caduta del Pd meno drammatica rispetto al resto dell’Italia (-2,57%), accompagnata da un risultato delle liste di appoggio circa doppio rispetto al nazionale (+5,41%). Il secondo, la scomparsa della coalizione di Mario Monti che in provincia di Cuneo aveva preso, nel 2013, la considerevole percentuale del 15,82% e i cui voti si sono ripartiti, probabilmente, tra centrosinistra (meno) e centrodestra (di più).

Ma la particolarità del voto della provincia di Cuneo non si ferma qui. Il Movimento 5 Stelle, che a livello nazionale è passato dal 25 al 32% circa, da queste parti non è andato così bene: infatti è passato dal 26,37% al 22,74%, con una perdita di oltre 14.000 voti. Un risultato non solo in controtendenza, ma di ben 10 punti percentuali inferiore alla media nazionale.

L’analisi dei flussi probabilmente evidenzierebbe che molti di questi voti sono tornati là da dove venivano, ossia dalla Lega Nord, che è la vera e sola vincitrice delle elezioni in provincia. Oltre ai voti degli ex-M5S ha, infatti, raccolto i voti persi da Forza Italia (- 5,77%) e larga parte dei voti della coalizione di Monti in cui comparivano le liste dell’Udc e di Fini.

In sintesi, nel 2018, la Lega prende il 27,67% diventando il primo partito della provincia e supera i 90.000 voti con un incremento di oltre i 66.000 voti rispetto al 2013. Grazie a questo exploit della Lega, il centrodestra cresce di oltre il 15% rispetto al 2013, raccogliendo complessivamente il 47,45% dei voti.

Per completare il quadro resta da citare il risultato di Potere al Popolo, che con un modesto 1,02%, prende ancora meno del 1,48% della lista di Ingroia e lo 0,85% di CasaPound, che quasi raddoppia la percentuale raccolta da Forza Nuova nel 2013. Entrambi i risultati in linea con i dati nazionali.

In ultima analisi, il quadro delle elezioni politiche del 2018 in provincia di Cuneo evidenzia una sostanziale tenuta dell’area di centrosinistra, un rallentamento del M5S ed un ritorno – perché di ritorno si tratta – dell’area di centrodestra ai fasti dell’epoca Berlusconi: infatti nel 2008, in assenza del M5S, il centrosinistra aveva il 30,16% ed il centrodestra il 53,22%. Da qui si riparte.

Guido Chiesa

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