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Agricoltura montana a corto di risorse, Coldiretti Cuneo lancia appello alla Regione

CUNEO

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È allarmante la mancanza di risorse, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, destinate agli agricoltori piemontesi operanti nelle aree montane per compensare, almeno in parte, gli svantaggi cui è soggetta l’attività agricola in tali zone. Il plafond attualmente disponibile per l’indennità compensativa (Operazione 13.1.1 del Psr) è insufficiente a sostenere adeguatamente le domande pervenute. “Le criticità - rileva il delegato confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo - riguardano sia la campagna 2019 che quella 2020, rispetto alla quale, allo stato attuale, non risulta disponibile alcuna risorsa”.

Coldiretti rinnova la sua preoccupazione alla Regione e chiede un intervento tempestivo affinché, già a decorrere dal prossimo bando, sia riequilibrata la dotazione finanziaria di tale misura del Psr. Nel 2018, a livello piemontese sono state presentate 7.662 domande di indennità compensativa, oltre la metà delle quali giunte dall’agricoltura cuneese di montagna, per un importo totale di 17.984.445 euro. Le 4500 domande che gli imprenditori agricoli hanno presentato in provincia di Cuneo, il 70% delle quali elaborate dagli Uffici Coldiretti, hanno prodotto oltre 9 milioni di euro di contributi. Un sostegno alle imprese agricole “in quota” che si ridurrà di oltre il 50% nel 2019 e che rischia addirittura l’azzeramento nel 2020 se la Regione Piemonte non troverà un’adeguata soluzione.

“Le nostre imprese che, con tanti sacrifici, hanno investito in montagna, rischiano di perdere solo quest’anno quasi 5 milioni di euro. Una situazione inaccettabile” denuncia il direttore di Coldiretti Cuneo Tino Arosio, considerando che, se finanziata con sufficienti risorse, l’indennità compensativa può contribuire in misura importante alla sopravvivenza dell’agricoltura montana, contrastando l’abbandono delle terre alte. “Le montagne cuneesi - spiega Moncalvo - vivono anche grazie al lavoro dei nostri imprenditori, impegnati a presidiare e salvaguardare territori ostili ai più e a conservarne l’assetto idrogeologico, garantendone il popolamento e la tenuta economica. Ma fino a quando?”.

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