Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Acqua: i numeri dicono che in provincia di Cuneo è meglio Pubblico con privati in minoranza

CUNEO

Foto
Condividi FB

GUIDO CHIESA - Il nodo sostanziale che tutti hanno accuratamente evitato di affrontare in merito alla gestione del Sistema Idrico Integrato (SII) in provincia di Cuneo è se la concessione del servizio debba essere affidata ad una società totalmente pubblica o a capitale misto pubblico-privato. In altre parole, la scelta tra la soluzione B e la soluzione C del Piano d’Ambito (PdA) appena approvato dalla Conferenza d’ambito dell’ATO 4 cuneese. (La soluzione A, ossia l’affidamento mediante gara europea a società interamente private, è stata da tutti scartata in quanto le grandi società, italiane o straniere, non sembrano dare le necessarie garanzie ai cittadini cuneesi di un servizio effettivamente svolto nel loro primario interesse).

Occorre però fare una premessa: la soluzione “consortile” – illustrata nei precedenti articoli e che pare godere del favore dei pronostici - NON è tra quelle contemplate nel PdA, che prevede solo società con la diretta partecipazione dei Comuni. Da questo fatto consegue che  i calcoli finanziari relativi alla soluzione totalmente pubblica (B) non sono corretti per valutare effettivamente  il peso della soluzione consortile e dei suoi inevitabili extra costi. Tuttavia i dati del PdA possono essere utilizzati per avere delle valutazioni indicative in merito ai due punti centrali della questione: 1) il risultato economico delle due soluzioni, totalmente pubblica e mista; 2) la relativa distribuzione degli utili.

Sul primo punto, gli allegati B2 e B3 del Piano Economico Finanziario allegato al PdA forniscono dati facilmente verificabili: a parità di Ricavi e Costi, la soluzione mista, con capitale pubblico e privato, realizza migliori risultati di esercizio di quella totalmente pubblica per la minore incidenza degli interessi passivi dovuti alle Banche. La società a capitale totalmente pubblico infatti, all’inizio della sua attività, deve indebitarsi maggiormente rispetto alla società a capitale misto per rilevare le quote possedute dai privati di quelle società che attualmente gestiscono il SII in alcune parti della Provincia. E maggiore indebitamento significa maggiori interessi da pagare alle banche, ma anche il rischio di un maggiore incremento delle tariffe dovute all’incremento dei tassi. Evento quest’ultimo ritenuto assai probabile da tutti gli analisti finanziari per la prevedibile politica monetaria della Banca Europea e della Federal Reserve negli anni a venire.

Il secondo punto, la distribuzione degli utili, è il fattore su cui si è scatenato il dibattito di questi anni a seguito del risultato del referendum che ha cancellato il dispositivo di legge che fissava al 7% la remunerazione del capitale investito. A questo risultato alcuni movimenti politici hanno dato il significato che i cittadini italiani non volessero più i privati nella gestione del SII.

Al di là di qualsivoglia polemica se sia lecito o meno estendere il significato del referendum, il PdA dell’ATO 4 cuneese consente ora di ragionare sulle cifre, pur nella variabilità delle strategie possibili. In ultima analisi, la differenza tra la società a capitale totalmente pubblico  e quella a capitale misto consiste nel fatto che la prima è obbligata a destinare una parte del ricavato per remunerare le banche che forniranno i capitali necessari per gli investimenti, nonché per liquidare i soci privati delle società miste esistenti, mentre la seconda, avendo minore necessità di capitali per l’apporto dei privati, possa distribuire, da una certa data in poi, dividendi anche al socio privato. Se la sintesi di cui sopra è corretta, la scelta sarà quindi, in ultima analisi, se destinare quei soldi al circuito finanziario per generare, sperabilmente, altri soldi o ad un imprenditore privato per creare, sperabilmente, Lavoro. Dal mio modesto punto di vista, in questo particolare momento dell’economia del nostro paese, preferirei sinceramente si scegliesse di generare Lavoro.

Ma al di là del giudizio personale, che vale quello che vale, è indubbio che la decisione ultima su quale tipo di gestione scegliere, se totalmente pubblica o mista, debba spettare a chi dovrà rispondere di questa scelta ai cittadini, ossia ai sindaci democraticamente eletti. Purché lo possano fare con effettiva cognizione di causa, disponendo di Piani Economici Finanziari realistici, elaborati per soluzioni concrete, effettivamente portate alla loro attenzione, validati da società professionalmente qualificate, indipendenti, in grado di dare loro tutte le spiegazioni necessarie per comprendere i pro e i contro di ogni soluzione.

In tutta franchezza, non mi pare che siano queste le condizioni nelle quali verrà assunta (mercoledì 28 marzo alle 16,30 è convocata l'Assemblea generale dei sindaci nella sala Einaudi del palazzo della Provincia a Cuneo ndr) la decisione di procedere verso la soluzione “consortile”. Che tuttavia, fortunatamente, dovrà passare il vaglio del procedimento prescritto al comma 609 della legge 23 dicembre 2014 n. 190.

A tale esame, come di dovere, si dovrà chinare il capo.

Guido Chiesa

(3-fine)

 

VIDEO