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Accoglienza migranti in Valle Maira: i sindaci incontrano i cittadini

MONTAGNA

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"Bussano alla porta. Dire che non siamo in casa non basta più". Il titolo non è casuale, quasi fosse un romanzo, un film, qualcosa che riguarda altri, più o meno lontani. Invece tocca anche noi, noi che siamo qui in Valle Maira, in provincia di Cuneo, e martedì 4 aprile ci troveremo a discutere presso il Salone parrocchiale di San Damiano Macra con i sindaci dei Comuni del delicato tema dell'accoglienza dei richiedenti asilo.

In realtà sono ormai mesi che sono sempre più frequenti i contatti con gli amministratori locali, i sindaci, che condividono la preoccupazione sul come rispondere al Prefetto della provincia di Cuneo sull’accoglienza dei richiedenti asilo anche in Val Maira. Il Prefetto non parla di sua iniziativa. È il rappresentante dello Stato, dipendente del Ministero dell’Interno.

Qui in Valle il turismo parla, e forte ormai, in tedesco, in inglese, e non solo. Anche la rivista Cai nazionale (228.560 copie dichiarate) di marzo 2017 lo conferma in evidenza: luogo vicino e lontano nello stesso tempo, dal fascino riconosciuto. E che porta lavoro. E poi, poi noi abbiamo i nostri problemi: emigrazione, strade, scuole, occupazioni complicate. Non per nulla siamo scelti come destinatari dei finanziamenti delle “Aree interne”, cioè siamo zona da recuperare e mettere al passo con le altre...

E allora, noi abitanti della valle Maira siamo preparati ad accogliere richiedenti asilo che vengono dall’Africa o altri paesi? Nessuno è preparato a questo. Povero o ricco. Occupato o disoccupato. Sano o malato. In valle Maira come in pianura. Mettere la testa sotto la sabbia non serve. Viviamo - tutti - un momento storico che dobbiamo imparare a gestire. 

Nascondersi dietro i luoghi comuni - “Noi non li vogliamo! Nelle valli vicine è successo anche questo e poi si sono ricreduti. Li mandino dove possono vivere! Cosa fanno in montagna? Non c’è lavoro per noi italiani, non abbiamo soldi per sostenere le nostre Case di Riposo, i giovani devono cercare lavoro fuori, fanno dei tagli sul sociale ai Comuni e poi dobbiamo mantenere degli africani a far niente?” - non serve. È come mettere la testa sotto la sabbia, Con un minimo di intelligenza sappiamo che risposte facili e soluzioni rapide non ve ne sono.

Perché invece non fare come insegna la migliore Storia della nostra Valle? Quella degli Statuti del 1400, se non prima? Una partecipazione diretta degli abitanti, delle famiglie, di chi vive in valle - ma tutti, non solo quelli che leggono i giornali o fanno parte dei consigli comunali o vengono in chiesa. Per discuterne. Chiedendo alle amministrazioni pubbliche che ci informino bene, non per sentito dire.

Una volta ognuno spalava dalla neve il suo pezzo di strada, non vi erano altri al posto suo. Oggi questa emergenza prevede qualcosa di molto simile. Non tiriamoci indietro, come non si tiravano indietro i nostri vecchi. Fosse la neve, fosse la guerra, fosse la partenza per lavori lontani. E oggi l’urgenza è questa: vi è chi bussa, la porta chiusa prima o poi viene sfondata, meglio conciliare e scegliere la soluzione condivisa. Incontriamoci e parliamone.

 

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