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A Collisioni diciamo: "Il paesaggio di Langa non ha bisogno di un'arena permanente"

ALBA

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«Collisioni è ad una svolta. Solo se gli attori principali del territorio sosterranno questo momento critico aiutando il Comune di Barolo, in provincia di Cuneo, a sviluppare un’area idonea ai grandi eventi potremo continuare a garantire che per altri dieci anni il festival si terrà in Piemonte e nei luoghi in cui è nato. Se ciò non avverrà, a malincuore dovremo prendere in considerazione le tante offerte di trasferire il festival in altre regioni meno suggestive e adatte al festival, ma di certo interessate al prodotto». E' un'affermazione di Filippo Taricco, direttore artistico di Collisioni, il festival "agrirock" della letteratura e della musica mondiale che da dieci anni miete successi nel cuore della viticoltura piemontese: Barolo.

Il problema nasce dalla Direttiva sulle manifestazioni pubbliche emanata lo scorso anno dal Governo per garantire il massimo della sicurezza pubblica a tutela dell'incolumità delle persone, che sta mettendo in crisi molte iniziative consolidate e, nel caso di Barolo, costringerà il contenimento del flusso di partecipanti da 12mila a 6mila. Troppo pochi per Collisioni e per le piccole piazze di Barolo.

Così Taricco, facendo un po' di conti, giunge a un risultato finale: la manifestazione non può reggersi su un pubblico così contenuto e bisogna correre ai ripari. La soluzione, a suo avviso, non può che essere una: edificare un’arena concerti permanente, in grado di ospitare 15 mila spettatori in via Alba, là dove ora dimora il vecchio campo da calcio. Prendere o lasciare. Se il territorio deciderà di lasciare, Collisioni si trasferirà in un'altra regione: tanto le proposte non le mancano.

Un territorio fragile, quello dell'intera Langa, che qualche tremore ha sempre sopportato dalla calca degli spettatori delle dieci edizioni precedenti di Collisioni. Un territorio che non ha certamente bisogno di un'arena della musica, eretta in uno dei pochi spazi ancora liberi del paese, ricco di economia reale, ma già povero di natura e a rischio di vedere il proprio paesaggio «Patrimonio dell'umanità» ulteriormente avvilito.

Un'Arena che rischia di servire per poche giornate all'anno e rimanere per il resto del tempo come un monumento allo "spatuss" o come classica "cattedrale nel deserto". Per sviluppare il progetto occorrerà di certo approvare una variante urbanistica: il piano regolatore lo consente? E' compatibile con la tutela dell'area Unesco?

E dovrà reperire ingenti fondi, si parla di un investimento da 500 mila euro, una cifra che difficilmente potrà essere messa a disposizione da privati e ricadrebbe dunque sulle spalle e sulle casse (sempre deboli, quando è ora di garantire servizi e assistenza primaria ai cittadini) delle istituzioni. A noi non pare una bella idea. Anzi la riteniamo una pessima idea. Che merita attenzione e spirito critico...».

Maurizio Bongioanni, Alessandro Mortarino e Gino Scarsi del Forum Salviamo il Paesaggio

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